Prima vanno matte per le scienze. Poi si ricredono. Perchè?

DidatticaInterattiva presenta un nuovo studio condotto da Microsoft, in collaborazione con Martin Bauer, professore di psicologia sociale e metodologia della ricerca della London School of Economics (LSE) che ha coinvolto 11.500 studentesse in 12 paesi dell’Unione europea da cui emerge che le stesse, in età tra gli undici e i quindici anni, vanno matte per le scienze. A sedici, però, qualcosa cambia: si disaffezionano a tal punto da scegliere, poi, un percorso accademico diverso da quello scientifico. E un po’ a sorpresa la responsabilità non è da imputare ai genitori né alla scuola. Ma allo scoramento legato alla sensazione che il settore non garantisca pari opportunità a uomini e donne.  Il corposo studio è stato diviso in due fasi: una qualitativa, che ha coinvolto 54 ragazze, e una quantitativa svolta attraverso un sondaggio a cui hanno risposto 11.500 ragazze in 12 paesi dell’Unione europea. I risultati? Inaspettati. Sì, perché contrariamente a ciò che suggeriscono gli stereotipi, alle piccole donne (11-15 anni) la scienza piace. Eccome. Non solo, si sentono anche molto portate: tra il 46 e il 68 per cento delle ragazze intervistate ha respinto l’idea che nelle STEM loro non saranno mai brave come i coetanei uomini. L’interesse scema proprio poco prima che si deve compiere la scelta cruciale, cioè quale università frequentare.

E non c’entrano gli insegnanti: infatti, quasi la metà (41%) delle intervistate ha detto che i docenti parlano spesso dell’importanza di queste materie, o le incoraggiano a intraprendere delle professioni in tali ambiti. Nel nostro Paese la percentuale sale persino: al 50,3%. Mentre il 69,6% delle studentesse italiane coinvolte nella ricerca sottolinea che la maggior parte dei propri professori in materie STEM sia donna (media europea: 55%). Le colpe della disaffezione vanno ricercate in mamma e papà? Tantomeno: il 38% delle ragazze ha ricevuto incoraggiamenti da parte dei genitori (media italiana 43,8%). Certo, si può fare di meglio. Ma non sembrano questi i fattori di abbandono.
La causa principale di rinuncia è appunto la convinzione che nel settore non ci siano eguali chance: il 59% delle intervistate ha ammesso che intraprenderebbe con maggiore fiducia una professione in ambito STEM se sapesse che vengono offerte pari opportunità a uomini e donne. Altri elementi che contribuiscono alla “fuga dalla scienza” sono: la mancanza di laboratori, che sono fondamentali per mantenere viva la curiosità delle donne nei confronti delle materie scientifiche; e di modelli femminili di successo. Le conseguenze finali sono sotto gli occhi di tutti: solo il 12,6% delle studentesse italiane intraprende un percorso universitario legato alle STEM e solo il 6,4% lavora nell’ambito delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Una perdita di occasioni notevole dato che da qui al 2020 all’interno dell’Unione europea ci saranno circa 900mila offerte di lavoro che ricercheranno competenze tecnologiche. Le ragazze rischiano di essere tagliate fuori dal futuro.
Da qui la necessità di agire. Ma come? Paola Cavallero, direttore Marketing & Operations di Microsoft Italia suggerisce un duplice intervento. “Da una parte, – spiega – il mondo politico, ovvero chi si occupa della formazione delle giovani generazioni nei vari Paesi europei, si deve preoccupare d’inserire l’alfabetizzazione digitale all’interno dei programmi scolastici generali partendo dalle classi primarie. Come già fanno, per esempio, la Finlandia e la Russia“. Dall’altro fondamentale è anche il ruolo delle aziende impegnate nell’innovazione.E la possibilità di un percorso scolastico da integrare con opportunità di formazione esterna“, conclude Cavallero. L’iniziativa è realizzata da Microsoft in collaborazione con Fondazione Mondo Digitale e growITup. E ha l’obiettivo di coinvolgere più di 1.500 studentesse e giovani donne di tutta Italia. A differenza degli anni passati, quest’anno le attività non saranno limitate a una finestra temporale limitata e ben precisa, ma dilazionate da marzo a dicembre 2017. Oltre 40 i corsi di formazione previsti che si terranno nella Microsoft House e nelle aule di Cariplo Factory, promotore di growITup insieme a Microsoft. Gli insegnamenti? Spazieranno dallo sviluppo delle competenze base dell’informatica al coding, fino alla robotica e all’arte digitale. Colmare il gap si può. Anzi, si deve.

Pubblicato da didatticainterattiva

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