Le Donne: tanta voglia di fare impresa

Diversi anni di crisi finanziaria hanno scatenato una risposta decisa anche da parte della popolazione femminile che, per contrastare fenomeni diffusi come la disoccupazione, le discriminazioni e la mancanza di possibilità economiche, ha scelto di reagire alla situazione avviando aziende in rosa volte ad offrirle maggiori possibilità economico-professionali.

Proprio come il principio “se Maometto non va alla montagna la montagna va da Maometto”, le donne hanno dunque finalmente capito che quando il lavoro proposto dagli altri scarseggia, le esclude o, addirittura, non le prende minimamente in considerazione, è meglio risolvere il problema sul nascere cimentandosi nello sviluppo delle proprie idee imprenditoriali.

Ma quali sono le caratteristiche e le particolarità dell’imprenditoria femminile oggi? Come incidono a livello nazionale queste nuove imprese? E, soprattutto, in che modo-misura si rapportano alle aziende maschili? Una serie di domande alle quali rispondono le recenti indagini condotte da Istat ed Unioncamere.

Nella Tavola 1 viene riportata l’immagine della realtà imprenditoriale sia femminile che maschile composta da 3-9 addetti.

Tavola 1
Tavola 1

Nella Tavola 2 viene riportata un immagine da cui si evince come sono localizzate le microimprese nelle regioni quali Valle d’Aosta, Umbria e Sardegna (dove la presenza di attività commerciali è piuttosto scarsa) guidate da donne. Si evince altresi la distribuzione delle imprese femminili in  Lombardia, pari a 27.000 (17,7% del totale); in Veneto pari a 14.000 (9% del totale) e in Emilia Romagna e nel Lazio pari all’ 8,7%.

Tavola 2
Tavola 2

Nella Tavola 3 viene riportata un immagine da cui si evince come è distribuita l’imprenditoria femminile. Si può notare che nel  settore dei servizi si concentra 1/3 delle aziende guidate da Donne suddiviso in mansioni quali l’istruzione (42,2%); le agenzie di viaggio e le attività di noleggio (33%); l’alloggio e la ristorazione (31%).

Tavola 3
Tavola 3

Nella Tavola 4 si riporta un immagine da cui si evince  la presenza femminile ha recentemente preso d’assalto anche ambiti più maschili come le attività finanziarie, assicurative o di brokeraggio. Qui le donne sono aumentate del 4,3% tra il 2009 ed il 2013, mentre nella sfera immobiliare sono addirittura cresciute di 7,9 punti percentuali. Al contrario, però, se da un lato (nel periodo sopraccitato) si registra un -4,4% di aziende in rosa nel commercio, dall’altro si percepisce come l’imprenditoria femminile stenti a decollare soprattutto in settori come quello manifatturiero (solo 17% rispetto all’imprenditoria maschile) e quello delle costruzioni (6,2% del totale nazionale)

Tavola 4
Tavola 4

Nonostante questo va comunque detto che durante gli anni della doppia recessione la presenza delle donne imprenditrici nello Stivale è rimasta più o meno stabile, anche grazie alla diffusione delle aziende avviate da straniere, le quali hanno incrementato lo sviluppo di idee imprenditoriali in rosa del 18%, riuscendo a compensare la flessione negativa del periodo. Tutto questo ha concesso alle straniere di passare in Italia dal 6,9% all’8,7% in soli quattro anni (2009-2013).  La maggior parte di queste imprese sono guidate da Donne romene, marocchine e cinesi; quest’ultime hanno raggiunto picchi massimi del +45%. 

Nella Tavola 5 viene riportata un immagine che mette in evidenza un ritratto delle imprenditrici italiane da cui emerge che nella maggior parte dei casi sono giovani o molto giovani: 6 su 10 non hanno ancora compiuto 40 anni (50% per gli uomini), 1 su 4 ne ha meno di 30 (22,8% per gli uomini) ed il 6,5% è studente (4,9% per gli uomini); prevale un alto livello di istruzione: il 21% possiede una laurea (16% per gli uomini) ed il 46,7% ha un diploma (44,7% per gli uomini).

Tavola 5
Tavola 5

Nella Tavola 5 si riporta un immagine che evidenzia le altre differenze tra l’imprenditoria femminile e quella maschile derivanti dalle esperienze precedenti l’apertura della nuova attività quali: impiego in altra azienda: 18,8% donne, (14,3% uomini); lavoro casalingo: 13,4% donne, (0,2% uomini); disoccupazione: 16,1% donne, (14,1% uomini).

Tavola 6
Tavola 6

NellaTavola 7 si riporta un immagine da cui emerge quanto investono i due sessi per l’avvio di una nuova idea di business. Le Donne prevalgono investimenti compresi tra 5.000 e 30.000 euro, ma ci sono anche casi più estremi nei quali gli uomini per ora dominano: oltre i 100.000 euro: 1,8% donne, (21,1% uomini); meno di 5.000 euro: 44,8% donne, (54,2% uomini).

Tavola 7
Tavola 7

Tratto da Danea (https://www.danea.it/blog/imprenditoria-femminile-2014/)

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