Gli autori della ricerca sono Sam Maglio della University of Toronto Scarborough e Taly Reich della Yale University, entrambi esperti di marketing, un campo dove il processo decisionale la fa da padrone. Nel loro studio hanno chiesto a circa 450 persone di compiere delle decisioni, allestendo esperimenti di tipo diverso durante i quali i partecipanti erano chiamati a scegliere ora un lettore dvd, ora delle tazze o un ristorante. Decisioni che i ricercatori invitavano a prendere o in maniera più razionale o di pancia. Gli scienziati poi sottoponevano i partecipanti a una serie di domande o test per capire quanto la scelta fatta riflettesse la propria personalità, quanto li rispecchiasse.
A scelte fatte quello che i ricercatori hanno osservato è che in generale quelle di pancia erano viste come più personali, rispondevano di più all’immagine che i partecipanti avevano di sé. Ma non solo: le scelte poco ragionate erano anche quelle più strenuamente difese, più facilmente condivise (ad esempio, quando i partecipanti erano chiamati a pubblicizzare la scelta di un ristornate), oltre che sentite.
Un chiaro segno, scrivono gli autori, del legame che unisce sensazioni e percezione del proprio sé. “Molta della saggezza popolare suggerisce che dovremmo evitare la trappola dell’intuizione perché un’attenta valutazione è ritenuta la strada più sicura per compiere delle buone scelte, ma non possiamo sfuggire quello che sentiamo – commenta Maglio – la nostra ricerca suggerisce che le persone che si focalizzano sui loro sentimenti nel prendere le decisioni arrivano a vedere quello che hanno scelto per sé come più consistente con quello che è essenziale, vero e fermo riguardo se stessi”. E sono più propensi a difendere le loro scelte. Ma non sempre è un bene, anzi.
I ricercatori però sottolineano anche come assecondare l’istinto e le sensazioni, rimanendo fermi sulle proprie decisioni, non è sempre una scelta gratificante né perseguibile: se in alcuni casi mantenere il punto può rivelarsi un comportamento abbastanza benefico (per esempio aiutandoci ad andare in palestra le tre volte a settimane che ci siamo promessi a inizio anno), in altri il rischio è quello di ancorarsi troppo alle proprie idee, con il pericolo di isolarsi e cadere in estremismi. Un esempio: “Quando le nostre attitudini politiche si compiono in modo intuitivo e ci convincono del fatto che abbiamo ragione, siamo restii a considerare di poter essere, anche poco, in torto”, spiega Maglio, “un po’ di apertura mentale e sana ponderazione non sono così male dopo tutto”.
Tratto da Quando vince l’istinto