L’innovazione non è ancora del tutto Donna

Donne, è arrivato l’arrotino”, basti pensare a questo messaggio popolare per riflettere sulla condizione femminile in Italia. Perché l’arrotino non parla agli uomini? Ve lo siete mai chiesto? È perché la cura della casa e della famiglia sono incombenze che continuano a gravare sulle spalle delle donne, forbici e coltelli inclusi: in Italia, nel 2019, ad occuparsi della famiglia è la donna/mamma nell’81,9% dei casi, mentre gli uomini che si dedicano alle faccende domestiche sono appena il 6,8%. Nelle coppie di lavoratori full time con figli, il lavoro in casa è per il 65,1% a carico della donna e solo per il 34,9% riguarda gli uomini. E’ quanto emerge dall’ultimo sondaggio commissionato dall’Agenzia Dire a Tecnè su “Donne e media: la sottile linea rossa della discriminazione di genere” che ci restituisce un’immagine del Paese tutt’altro che rosea per le aspirazioni femminili.

E non è tutto. Mentre in Finlandia eleggono la prima premier donna e mamma di appena 34 anni, qui nel Bel Paese, secondo il campione, le donne dovrebbero rimanere a casa e prendersi cura della famiglia, senza lavorare (lo ha dichiarato uno su cinque). A quanto pare l’arrotino la sa lunga. In più, le donne che portano a casa uno stipendio non solo sono pagate meno dei loro colleghi maschi – il gap di genere a parità di impiego è del 7,4% come si legge nel Rapporto Istat sui differenziali retributivi in Italia per l’anno 2017 appena pubblicato – ma lavorano anche molte più ore degli uomini, aggiungendo alla loro giornata lavorativa mediamente altre 6 ore e un quarto di lavoro casalingo non retribuito. Alla faccia della modernità e dell’innovazione.

alla luce di questi dati, diventa sempre più urgente un cambiamento che parta dal basso, dagli uomini e dalle donne, dalle aziende e arrivi a toccare tutti i gradini della società. Una crescita culturale che metta fine allo stereotipo di donna-mamma-casalinga che ancora resiste nel 2019 e ci porti ad una reale parità di genere. Perché le donne sono forti, non si spaventano delle sfide, hanno innumerevoli capacità.

la quota di donne che attualmente ricopre ruoli tecnico-scientifici è inferiore al 25% del totale degli addetti impiegati in questi ambiti, una percentuale che scende al 10% nel 68% delle stesse realtà quando vengono considerati i livelli manageriali/dirigenziali.
Il divario di genere è quindi ancora molto elevato – lo rileva circa un terzo degli intervistati – anche se oltre il 50% dei direttori del personale partecipanti all’indagine ritiene che si tratti di un fenomeno in progressiva riduzione.

Per quanto riguarda il tema dei livelli salariali, secondo  il 70% degli intervistati la Retribuzione Annua Lorda delle donne specializzate nell’IT è in linea con quella dei colleghi dell’altro sesso, a parità di ruolo e anzianità. Solo il 16,7% ha dichiarato salari inferiori del 10% per le donne a livello quadro, mentre il 12,5 ha evidenziato una disparità del 10% per le donne dirigenti.

Dando per assodate le competenze tecniche richieste nei vari settori professionali, le donne dimostrano attitudini molto spiccate in termini di soft skill. In particolare, i Responsabili delle Risorse Umane sottolineano come, rispetto ai colleghi maschi,  siano più inclini al problem solving (75%), al multitasking (62,5%), alla gestione dei rapporti interpersonali e al team working (45,8%). Il 41,7%, inoltre, riconosce alle donne anche maggiore creatività e propensione all’innovazione.

 

Tratto da L’innovazione è Donna

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Pubblicato da didatticainterattiva

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