E non è tutto. Mentre in Finlandia eleggono la prima premier donna e mamma di appena 34 anni, qui nel Bel Paese, secondo il campione, le donne dovrebbero rimanere a casa e prendersi cura della famiglia, senza lavorare (lo ha dichiarato uno su cinque). A quanto pare l’arrotino la sa lunga. In più, le donne che portano a casa uno stipendio non solo sono pagate meno dei loro colleghi maschi – il gap di genere a parità di impiego è del 7,4% come si legge nel Rapporto Istat sui differenziali retributivi in Italia per l’anno 2017 appena pubblicato – ma lavorano anche molte più ore degli uomini, aggiungendo alla loro giornata lavorativa mediamente altre 6 ore e un quarto di lavoro casalingo non retribuito. Alla faccia della modernità e dell’innovazione.
alla luce di questi dati, diventa sempre più urgente un cambiamento che parta dal basso, dagli uomini e dalle donne, dalle aziende e arrivi a toccare tutti i gradini della società. Una crescita culturale che metta fine allo stereotipo di donna-mamma-casalinga che ancora resiste nel 2019 e ci porti ad una reale parità di genere. Perché le donne sono forti, non si spaventano delle sfide, hanno innumerevoli capacità.
la quota di donne che attualmente ricopre ruoli tecnico-scientifici è inferiore al 25% del totale degli addetti impiegati in questi ambiti, una percentuale che scende al 10% nel 68% delle stesse realtà quando vengono considerati i livelli manageriali/dirigenziali.
Il divario di genere è quindi ancora molto elevato – lo rileva circa un terzo degli intervistati – anche se oltre il 50% dei direttori del personale partecipanti all’indagine ritiene che si tratti di un fenomeno in progressiva riduzione.
Per quanto riguarda il tema dei livelli salariali, secondo il 70% degli intervistati la Retribuzione Annua Lorda delle donne specializzate nell’IT è in linea con quella dei colleghi dell’altro sesso, a parità di ruolo e anzianità. Solo il 16,7% ha dichiarato salari inferiori del 10% per le donne a livello quadro, mentre il 12,5 ha evidenziato una disparità del 10% per le donne dirigenti.
Dando per assodate le competenze tecniche richieste nei vari settori professionali, le donne dimostrano attitudini molto spiccate in termini di soft skill. In particolare, i Responsabili delle Risorse Umane sottolineano come, rispetto ai colleghi maschi, siano più inclini al problem solving (75%), al multitasking (62,5%), alla gestione dei rapporti interpersonali e al team working (45,8%). Il 41,7%, inoltre, riconosce alle donne anche maggiore creatività e propensione all’innovazione.
Tratto da L’innovazione è Donna